Serie A: salvezza storica della Salernitana, ma che spreco il Cagliari

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È stato un finale di stagione rovente in Serie A, con la lotta salvezza che si è conclusa con la storica impresa della Salernitana e con la retrocessione del Cagliari. Ma queste sentenze sono arrivate nel modo più rocambolesco possibile. Infatti, i granata hanno subito una sonora lezione di calcio dall’Udinese, già salvo da parecchie settimane ma senza alcuna voglia di concedere regali. Con il risultato ampiamente compromesso già a fine primo tempo, al Cagliari sarebbe bastato un goal per raccogliere tre punti a Venezia e raggiungere l’obiettivo. Le insistenti offensive sarde, però, hanno sbattuto contro la muraglia eretta dai lagunari, che hanno onorato un campionato culminato con il ritorno in serie cadetta, dove hanno trascinato anche Joao Pedro e compagni.

Giubilo da una parte. Tragedia sportiva dall’altra. Quando l’arbitro ha decretato la fine della gara del Penzo, l’Arechi è esploso di gioia per un traguardo che mai nessuno era riuscito a tagliare. Infatti, prima di quella appena conclusa, i campani avevano disputato solamente due stagioni in massima serie, scendendo subito di categoria in entrambi i casi. Nicola ha saputo toccare le corde giuste, come solo lui sa fare, meritandosi lo scettro di vero artefice di questo miracolo sportivo. Sul fronte opposto, Agostini non è stato in grado di risollevare una situazione che era quasi compromessa. Stagione fallimentare per il Cagliari, che dovrà rifondare per tentare l’immediato ritorno nella categoria che più gli compete.

Il tecnico granata Davide Nicola ha parlato così al termine del match di ieri: “È stata un’ultima partita difficile per entrambe le squadre in lotta per la salvezza. Non era facile giocare una partita del genere e l’abbiamo sentita più del dovuto. Tutto quello che abbiamo fatto ci è costato fatica e sudore, sono contento di essermi salvato perché questo è un posto meraviglioso. Nello sport puoi solo concentrarti al massimo per fare il tuo lavoro, poi ovviamente una parte dipende dagli altri. Devo riconoscere che gestire ciò che hanno gestito i ragazzi in questa settimana è difficile. È la sintesi di cosa vuol dire diventare squadra velocemente, in un tempo brevissimo: mesi di un’intensità impressionante”.