L’Italia maschile di volley si è laureata Campione d’Europa. Un titolo sofferto, sudato e atteso da sedici lunghi anni, da quel 2005 che ha rappresentato un po’ lo spartiacque tra l’era della “generazione di fenomeni”, che tanto ha vinto tra la fine degli anni ’80 e l’inizio del nuovo millennio, e il periodo successivo. Generazione di cui ha fatto parte il commissario tecnico Ferdinando “Fefé” De Giorgi, la cui avventura sulla panchina azzurra è cominciata circa un mese fa, in seguito alla delusione olimpica della squadra allora allenata da Blengini. Nella sua lunga carriera da allenatore De Giorgi ha conseguito risultati importanti, che hanno arricchito il suo personale palmares anno dopo anno. Due campionati italiani, cinque Coppe Italia, tre Supercoppe italiane, una Champions League. Questi sono solo alcuni dei trofei che il coach salentino ha riposto in bacheca.
“Siamo contentissimi – ha dichiarato De Giorgi dopo il successo – Questo gruppo sta facendo qualcosa di oggettivamente straordinario. Non perché non ci siano le capacità, ma perché i tempi sono stati bruciati moltissimo. Creare una squadra che gioca con questo feeling in poco tempo non è stato semplice. Però è accaduto. Abbiamo avuto le idee chiare e puntato su alcune cose. Poi abbiamo cercato di migliorare di volta in volta. Anche loro giocando si rendono conto di essere solidi, una squadra forte e fastidiosa”.
A guidare il collettivo in campo c’era Simone Giannelli, promosso a capitano a 25 anni e premiato MVP del torneo. Un riconoscimento meritato per uno dei migliori palleggiatori al mondo, che si appresta a cominciare una nuova avventura a Perugia, agli ordini di Grbic, dopo undici anni anni di militanza con la casacca di Trento. Queste le sue parole al termine della finale: “Ce l’abbiamo fatta, mi viene da piangere. Dopo tanti anni abbiamo finalmente raggiunto il nostro traguardo. In passato sono arrivate tante belle medaglie ma nessuna è come questa, ci sono state anche batoste, ma ci siamo sempre rialzati. La maglia azzurra è così. È magica. È in grado di darti sempre una marcia in più e noi questa sera abbiamo fatto qualcosa di davvero straordinario. Sono al settimo cielo. Da capitano non potevo sognare di meglio”.
Un gruppo coeso, mai domo e desideroso di migliorarsi. I ragazzi che hanno trionfato in Polonia, imponendosi su compagini più esperte, rappresentano il nuovo che avanza, un ciclo che è ripartito da zero dopo gli addii di Colaci, Juantorena e Lanza e le assenze di Zaytsev e Piano. L’Italia del futuro è in buonissime mani, da Michieletto a Lavia, da Galassi a Pinali, passando per Anzani, il più maturo, Balaso, fino a Romanò, che la Superlega non l’ha ancora assaggiata, ma che nel tie-break di ieri ha dato prova di possedere qualità eccelse. La pallavolo italiana ricomincia il proprio cammino da qui, da un trionfo che mancava da troppo tempo.