Torino, il bilancio della stagione 2024-2025

Serie A, Monza-Torino 0-2

Il bilancio sportivo della stagione 2024-2025 del Torino racconta una storia fatta di potenzialità inespresse, momenti di crescita e inevitabili ricadute. Una squadra capace a tratti di entusiasmare per compattezza e determinazione, ma altrettanto spesso vittima di limiti strutturali e di una discontinuità che ne ha frenato ogni ambizione europea.

L’inizio di campionato aveva fatto sperare in un’annata diversa. Con Paolo Vanoli in panchina, subentrato a Juric, il Toro aveva approcciato la Serie A con una proposta di gioco più equilibrata e propositiva. Dopo le prime giornate, i granata si erano addirittura affacciati alle zone alte della classifica, dando l’impressione di poter finalmente competere con le squadre in lotta per l’Europa. Ma il fuoco si è spento presto. Gli infortuni, tra cui quello pesantissimo di Duván Zapata, e la difficoltà nel trovare una vera continuità di rendimento hanno frenato il percorso.

A salvarsi dal grigiore complessivo sono stati alcuni singoli. Ché Adams, arrivato a parametro zero, è stato il volto più brillante del reparto offensivo: 10 reti stagionali e una presenza costante nell’area avversaria, nonostante un rendimento a tratti altalenante. Ottima anche la crescita di Samuele Ricci a centrocampo, sempre più al centro del progetto granata per visione di gioco e capacità d’interdizione. In difesa, Pietro Pellegri, spesso impiegato anche fuori ruolo, si è distinto per spirito di sacrificio, mentre Vanja Milinković-Savić tra i pali ha mostrato segnali di maturazione, sebbene non sia mancato qualche blackout.

In Coppa Italia, l’eliminazione ai sedicesimi di finale per mano dell’Empoli ha lasciato l’amaro in bocca, specie dopo l’esordio positivo contro il Cosenza. Un’uscita prematura che ha confermato le difficoltà del gruppo nell’approcciare le sfide da dentro o fuori.

Alla fine, l’undicesimo posto in classifica è la sintesi perfetta della stagione: troppo poco per sognare, troppo per temere. Ora serve chiarezza progettuale, continuità tecnica e rinforzi mirati per trasformare le promesse in risultati. Perché il Torino, con la sua storia e il suo pubblico, merita di tornare a essere protagonista.