Alla vigilia del match, probabilmente decisivo, contro la Lazio, Maurizio Sarri è intervenuto in conferenza stampa per presentare la sfida contro la Lazio di Simone Inzaghi. I biancocelesti sono l’autentica bestia nera dei bianconeri in questa stagione avendo vinto sia all’andata sia nella finale di Supercoppa italiana. Queste le principali dichiarazioni.
Lazio diversa rispetto a un mese fa: che pensieri le fa venire?
“Fa venire il pensiero che la Lazio ha fatto una grandissima stagione. Sono una grande squadra che anche se sta affrontando un momento negativo può nella singola partita trovare la gara da grande squadra. È una partita la cui difficoltà si commenta da sola. È una squadra forte contro cui noi abbiamo sempre fatto fatica”.
Potremo rivedere il tridente pesante nelle prossime partite?
“Noi in questo momento abbiamo fatto 20-21 gol in 6-7 partite, quindi quello del gol non è un problema. Dobbiamo preoccuparci di essere solidi con continuità nel corso della partita. Bisogna capire se la verità sono gli 0 gol in 5 partite o i 9 in 3. Il lavoro è più rivolto a ritrovare solidità con continuità. Chi gioca davanti non è importante ma lo è il lavoro che si fa per la squadra”.
Perché avete avuto difficoltà con Milan, Atalanta e Sassuolo?
“Perché abbiamo incontrato 3 squadre in grandi condizioni, i risultati lo dimostrano. Per il momento in cui stiamo giocando, in cui tutte le squadre fanno fatica ad avere il pallino del gioco per 90 minuti. Stiamo assistendo a partite strane che girano in maniera incomprensibile, se ne stanno vedendo tante. Due giorni fa stavo vedendo la Serie B e c’erano due partite che a 25 minuti dalla fine erano 2-0 e poi sono finite 2-4. È una difficoltà per tutti, giochiamo in un’anomalia. In più abbiamo trovato squadre con un livello di organizzazione altissimo. Giocare in questo momento con Atalanta e Sassuolo credo sia difficile per tutti”.
Come vivi questa situazione in cui il tuo nome viene messo in discussione?
“Hai mai chiesto a un pilota di Formula 1 se ha paura della velocità? Ci sono dei rischi che sono connessi col mestiere. La vivo con serenità sapendo che il mio mestiere è questo. Va tutto bene se vinci, va tutto male se perdi. La logica conseguenza sono le critiche all’allenatore”.
Hai bisogno di rassicurazioni dalla società e hai paura che la squadra si possa sciogliere nelle ultime giornate?
“No, non bisogna avere paura. Se fai questo mestiere non ne devi avere. La squadra è abituata a lottare per questi traguardi quindi da quel punto di vista dovrebbe dare ampie garanzie. Poi stiamo vivendo un momento mai vissuto nei 110 anni di storia del calcio e che sta creando difficoltà ulteriori alle partite un po’ per tutti. Il momento è questo e dobbiamo giocare. Mentalmente i giocatori dovrebbero essere pronti a questi periodi, sono situazioni che vivono da anni e per loro dovrebbe essere normale”.
Il suo futuro alla Juve dipende dai risultati?
“Io ho un contratto e per quanto mi riguarda lo voglio onorare a tutti i costi. Il mio futuro è domani nel senso che qui bisogna pensare alle singole partite e non ai prossimi 12 mesi, In questo momento la testa deve essere sulle prossime partite. Poi tanto nel calcio tutto il resto sono conseguenze, nella testa dobbiamo avere solo la Lazio”.
È più forte questa Juve o il Napoli dei 91 punti? E qual è più difficile da allenare?
“Sono due situazioni diverse. Alla Juve il lavoro è appena cominciato mentre a Napoli i 91 punti li abbiamo fatti al terzo anno. Il Napoli era una squadra con più lavoro addosso e più pronta sotto certi punti di vista questa è molto più forte dal punto di vista individuale dei giocatori. Poi bisogna vedere se riuscirò qui a lavorare tre anni. Per quanto riguarda i punti penso che questa stagione sia stata condizionata perlomeno per 3 delle 4 squadre in testa alla classifica dall’atipicità della situazione. Lavorare nel calcio è difficile da tutte le parti. Qui c’è una criticità mediatica superiore perché l’interesse a livello mondiale può essere superiore, a Napoli c’è una criticità locale superiore perché è una squadra con i tifosi locali e con tante emittenti televisive locali. Ogni volta che siamo in un’ambiente ci sembra difficile ma perché ci dimentichiamo del passato, ma lavorare nel calcio è difficile ovunque”.