Ha lasciato più dubbi che certezze questa prima fase di campionato per la Juventus.
E non tanto per il ritardo dalla vetta della classifica, quattro punti da recuperare al Milan dopo sette giornate (con i tre punti arrivati a tavolino con il Napoli), quanto per il gioco espresso che ha convinto in poche occasione (forse la prima gara con la Sampdoria).
Poi tutta una serie di esperimenti, molti dei quali non riusciti, e una squadra che ha fatto fatica a ritrovarsi. Una sorta di ibrido fra la Juve di Allegri e quella di Sarri.
Il match con il Barcellona, poi, ha evidenziato tutte le lacune di un team che, specialmente, in mezzo al campo si è dimostrato fragile per competere a certi livelli.
Certo, l’assenza di Cristiano Ronaldo ha pesato. Sin troppo verrebbe da dire, sia sul piano tecnico e soprattutto sotto il profilo della personalità. Con CR7 in campo tante cose sono cambiate, ma la squadra, nel suo complesso ancora non si esprime per come ci si aspetterebbe.
Verosimilmente la vera domanda andrebbe fatta ai vertici del club bianconero più che a Pirlo, che resta un esordiente. Perché catapultare direttamente Pirlo sulla panchina della prima squadra, dopo aver bocciato, senza appello, Sarri?
Non basta avere in squadra i calciatori più vincenti, in Italia, degli ultimi dieci anni per proseguire sulla scia del successo. Pirlo è stato un grandissimo giocatore e, probabilmente, sarà, in futuro, anche un buon tecnico. Ma il rischio che si possa scottare alla prima esperienza è altissimo. Passare per l’allenatore, che ha interrotto la serie di scudetti consecutivi dei piemontesi, sarebbe un marchio indelebile.