Serie A: cori razzisti al termine di Fiorentina-Napoli, interviene anche Gravina

Koulibaly verso la Juventus

Anche il presidente della Figc, Grabriele Gravina, a margine della presentazione del Centro Var presso l’International Broadcast Centre della Lega Serie A a Lissone (Monza e Brianza) ha voluto dire fortemente la sua sui vergognosi episodi di razzismo nei confronti di tre giocatori del Napoli durante il match di ieri fra i partenopei e la Fiorentina. «Purtroppo è da diverse domeniche che abbiamo episodi di questo tipo. La Figc ha una netta posizione di condanna su questi atteggiamenti scellerati. Ora aspettiamo il Giudice Sportivo ma so che la Procura federale ha già avviato una indagine e richiesto gli atti. Per gli imbecilli – ha concluso Gravina – non c’è decreto che tenga, lo sono per cultura non per vocazione. È un fatto culturale, stiamo pensando a norme più stringenti ma non è problema di norme, è un problema di educazione».
Ancora una volta si è costretti e registrare episodi di razzismo. Al termine di Fiorentina-Napoli, al «Franchi» di Firenze, i calciatori azzurri Koulibaly, Anguissa e Osimhen, sono stati apostrofati con i soliti epiteti discriminatori che tanto male fanno al genere umano.

Anguissa e Osimhen hanno replicato ai cori razzisti con un sorriso sarcastico, Koulibaly si è infervorato e, indicando uno dei presenti al «Franchi» gli ha detto : «A chi hai detto scimmia, a me? Se hai il coraggio vieni qui a dirmelo in faccia», l’intervento dei compagni di squadra e del tecnico Spalletti lo hanno calmato.

«Insultarmi o chiamarmi scimmia. Questo non influenzerà l’uomo che sono perché so chi sono, so da dove vengo, sono un uomo di colore, sono orgoglioso di esserlo e ciò non cambierà mai. Rimaniamo forti e uniti. No al razzismo», così su instagram Frank Aguissa.
In un ‘epoca di continue campagne lanciate anche dalla Uefa «No to racisme, respect», non si è costretti ad assistere ad episodi del genere che fanno pensare davvero tanto. Servirebbe un’autentica rivoluzione culturale per eliminare questi atteggiamenti discriminatori.
Il risultato di una partita, qualunque esso sia, passa in secondo o in terzo piano di fronte a momenti del genere davvero deprecabili, che non dovrebbero mai e poi mai verificarsi. «No to racisme».