Rugby, Mbandà: “Un privilegio essere stato nominato Cavaliere della Repubblica”

Mbanda durante una gara

Qualche giorno fa il rugbista italo-congolese Maxime Mbanda è stato insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica dal Presidente Sergio Mattarella. La meritata onorificenza è stata data grazie al suo impegno volontario all’interno della Croce Gialla di Parma durante il periodo d’emergenza sanitaria.

“Questa onorificenza è per me motivo d’orgoglio e ringrazio il Presidente Mattarella per il pensiero. Questo merito va dato a tutte le persone che hanno dato una mano e che la stanno dando da anni in silenzio” Queste le prime parole di Mbanda, che ha poi proseguito: “Per me è una giornata speciale, perchè stata una notizia incredibile. Il mio impegno non terminerà qui e continuerò a fare volontariato“.

Poi ha espresso il suo parere in merito alle iniziative avanzate in protesta contro il razzismo dopo l’episodio barbaro di Minneapolis: “Dobbiamo sensibilizzare e istruire le persone per far loro capire che nel mondo dobbiamo convivere tutti in modo pacifico. Il razzismo è presente in tutte le culture e anche attraverso lo sport bisogna far passare messaggi positivi e di unione”.

Infine chiude con un appello: “Sappiamo che in questa fase il virus non è contagioso come prima, ma non dobbiamo abbassare la guardia. Bisogna informarsi per cercare associazioni che hanno bisogno di volontari. Queste esperienze lasciano sensazioni uniche, come è successo a me. Mi pento di non aver iniziato prima”.

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Sono stati i 70 giorni più impegnativi della mia vita. Ho trasportato più di 100 pazienti, fatto turni massacranti dove pranzavo alla sera, perché non potevo togliermi quella tuta per non rischiare di contagiarmi finché non venivo sanificato. Mi sono fatto una promessa prima di entrare per la prima volta su un’ambulanza ed ho cercato di rispettarla. Durante il periodo più intenso ho pianto la sera, sfogandomi per quello che vedevo durante il giorno ed a cui non ero abituato, non riuscivo a prendere sonno la notte nonostante fossi distrutto e mi sono ritrovato anche a svegliarmi alle 3 del mattino tutto bagnato per poi scoprire che mi ero fatto la pipì addosso. Quella tuta è stata così tanto la mia seconda pelle in questi due mesi che una volta dopo ore di servizio (e per fortuna avevo finito l’ultimo trasporto della giornata) non sono riuscito a trattenermi e me la sono fatta sotto, di nuovo. Pensavo di avere problemi, stavo vivendo una seconda infanzia in pratica, ma semplicemente non stavo rispettando il mio corpo. Volevo essere in servizio il più possibile e mi sentivo addirittura in colpa quando non ero in Croce Gialla ad aiutare gli altri volontari. Detto questo, rifarei tutto dall’inizio. Anzi, ho ammesso più volte in questo periodo di essermi pentito di non aver iniziato prima e consiglierò d’ora in poi a chiunque di provare a svolgere dei servizi di volontariato e di cercare di percepire le emozioni che lascia, che sono imparagonabili con qualsiasi altra esperienza. È giusto pensare ai soldi ed alla sopravvivenza nella vita, ma a volte fare qualcosa senza pensare ad una retribuzione ma facendola partire dal cuore ha un sapore che per me è paragonabile a quello di un tiramisù, il mio dolce preferito. E spero che, chiunque mai si possa trovare a bussare alla porta di un’associazione, trovi dall’altro lato delle persone splendide che lo accolgano come una persona di famiglia come è stato per me qui in @seirs.crocegialla.parma ❤️

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