Il mondo del rugby è pronto a imbattersi in una mezza rivoluzione, apportando cambiamenti anche radicali per quanto concerne i calendari. I campionati nazionali principali partiranno tra dicembre e gennaio per terminare a luglio, mentre il Sei Nazioni dovrebbe mantenere il classico periodo a cavallo tra febbraio e marzo, escludendo di fatto la possibilità emersa recentemente di un modifica della formula che avrebbe previsto gare di andata e ritorno.
La novità più clamorosa riguarda i Tour Internazionali. Infatti questi eventi, che coinvolgono le selezioni nazionali, saranno aboliti, ad eccezione di quello dei Lions a cadenza quadriennale. Essi verranno sostituiti da un nuovo torneo, ovvero una specie di World League.
La competizione si disputerà ogni due anni durante la stagione autunnale, suddividendo le Nazionali partecipanti nelle rispettive divisioni, sulla base dei risultati ottenuti nel Sei Nazioni e nel Rugby Championship. Le modalità ricordano molto quelle utilizzate per la Nations League di calcio: le 30 selezioni più forti al mondo (compresa l’Italia) saranno distribuite nei 6 gironi, si confronteranno l’una contro l’altra e incorreranno in promozioni e retrocessioni che comportano declassamenti nel ranking mondiale. Insomma, si prospetta un grande spettacolo, che anche in termini economici potrebbe contribuire notevolmente.