Nessuno si sarebbe atteso un epilogo di tale genere e portata. Il fallimento totale del calcio italiano sia come club che come nazionale. La vittoria dell’europeo estivo aveva lasciato un segnale di speranza per cui il corso azzurro guidato da Roberto Mancini sembrava andare in controtendenza rispetto ai fallimenti dei club italiani. Invece, nell’arco di questi mesi, il gruppo azzurro ha perso la “bussola” smarrendo qualità, grinta e determinazione. Essere arrivati ai playoff mondiali, dopo aver dominato il girone, nasce dall’aver mancato le gare decisive pareggiando contro avversari modesti. I due rigori falliti da Jorginho fotografano a pieno il calo totale del gruppo vittorioso a Welmbley.
Puntare il dito contro un unico capro espiatorio, sarebbe sbagliato. Roberto Mancini pagherà per tutti, sembra destinata a finire la sua avventura sulla panchina della nazionale. Ma la gara del “Renzo Barbera” ci consegna anche un resoconto perfetto di questo gruppo dii giocatori e dei suoi leader. In primo luogo l’Italia ha dimostrato di non poter prescindere da Bonucci e Chiellini, coloro che danno sicurezza e ci hanno condotto sul tetto d’Europa. Contro un avversario modestissimo, che il primo tiro lo ha fatto al 92′ trovando il goal: Mancini e Bastoni hanno commesso diverse sbavature. Il calciatore della Roma lanciando un contropiede nel primo tempo, quello nerazzurro perdendo il duello di testa nell’azione del goal. Pensando al futuro mette i brividi immaginare una difesa senza i leader bianconeri. Sugli esterni Florenzi è stato fra i migliori, mentre Emerson è sprofondato come tutta la catena di sinistra. Il terzino brasiliano sembra ormai in netta parabola discendente di carriera e trova la titolarità per mancanza di alternative e l’infortunio di Spinazzola.
Il centrocampo è il nostro reparto migliore sia tra i titolari che per le riserve, con tanti giovani in rampa di lancio. L’unico faro nella notte di Palermo è stato Verratti che ha dimostrato di giocare su un livello superiore. Il classe 1992 aveva già dato ampia prova di sè nel fallimento madrileno del suo PSG. Al suo fianco, però, il vuoto con Barella in debito d’ossigeno da settimane con l’Inter e Jorginho troppo lento ed elementare. Sicuramente sarebbe stato ideale far giocare calciatori più in forma come Tonali o Pellegrini, mentre Zaniolo è stato tenuto in tribuna e Locatelli fuori per Covid.
La patata bollente passa all’attacco. Da troppi anni l’Italia non produce un vero bomber d’area di rigore, il classico numero 9. Un paradosso per una nazionale che ha sempre avuto grandi portieri e attaccanti letali. Immobile non è calciatore in grado di supportare il 433 da punta centrale giocando spalle alla porta. Insigne ha dimostrato di essere pronto all’avventura in Canada con un calo nettissimo e senza fantasia. L’unico a provarci è stato Berardi ma, nel suo caso, pesa tantissimo il goal divorato a porta spalancata. L’assenza di Scamacca per infortunio è pesata visto l’assenza di un ariete al centro dell’area mentre la convocazione di Joao Pedro è apparsa fuori luogo rispetto a un profilo come Balotelli che, forse, avrebbe potuto dare la spinta necessaria in queste gare. L’Italia manca, per la seconda volta consecutiva, il mondiale. Questa volta, però, la disfatta è ben più pesante di quella contro la Svezia: i campioni d’Europa, il prossimo novembre, rimarranno ancora in casa sul divano.