A distanza di due settimane e mezzo la ferita non si è ancora rimarginata e questo, probabilmente, non si verificherà nel breve periodo. Il 24 marzo scorso la nazionale italiana ha mancato una clamorosa qualificazione alla fase finale dei prossimi Mondiali in Qatar, che rappresenteranno la prima edizione svoltasi sul finire della stagione autunnale. La Macedonia del Nord, con un goal in zona Cesarini, ha condannato gli azzurri a non partecipare per la seconda rassegna iridata consecutiva. Al triplice fischio è partita subito la caccia al colpevole, ma la realtà dei fatti è che c’è la necessità di rifondare un intero movimento. Il commissario tecnico Roberto Mancini non ha rassegnato le dimissioni ed è pronto a ridare linfa vitale a questo progetto, che solo pochi mesi fa ha portato lui e i suoi ragazzi sul tetto d’Europa nella magica notte di Wembley.
L’allenatore marchigiano è tornato a parlare ai microfoni di Sportmediaset nella giornata di oggi. “Sono felice di quello che ho fatto – ha dichiarato il tecnico ex Inter – mi dispiace moltissimo per quello che è successo, ma sinceramente posso camminare a testa alta. Abbiamo avuto un po’ di situazioni difficili e non siamo riusciti a vincere. I ragazzi sono stati fantastici sempre: 13 vittorie di fila, 37 partite consecutive senza perdere e un Europeo vinto, non mi sembra tanto inglorioso. Ovviamente è una cosa passata e staremo male fino al prossimo dicembre. Lo sport è fatto di vittorie e di sconfitte: a volte ci sono vittorie incredibili come i nostri Europei. Poi purtroppo ti trovi di fronte a delle prove difficili, esattamente come la vita”.
Infine, ha concluso: “La vita è così, alle volte ti dà delle gioie incredibili, alle volte delle delusioni, ma credo che la cosa più importante è avere la forza di ripartire. Da queste ripartenze nascono vittorie ed emozioni ancora più grandi di quelle già vissute”. Una chiusa che sa tanto di voglia di rivalsa. La delusione è stata enorme e il vulnus che si è venuto a creare è tuttora fresco, però è inutile piangersi addosso. Bisogna trarre insegnamento da quanto è accaduto e imparare dagli errori commessi. Per fare questo, però, serve intraprendere una linea comune tra i massimi organi del calcio italiano e i club per cercare di apportare le opportune modifiche a un sistema che non può più andare avanti in questo modo.