Ciclismo, il dopo Nibali: carenza di grandi corridori

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L’allarme era stato lanciato in tempi non sospetti, il Giro d’Italia ed il Covid hanno fatto il resto. L’Italia non sforna più talenti ed il gap con gli altri stati europei e mondiali aumenta. Il famoso “dopo Nibali” non è ancora avvenuto ed aumentano i rimpianti per la mancata nuova generazione che dovrebbe prendere l’eredità del ciclista messinese.

La Slovenia si gode Roglic e Pogacar, il Belgio ha Van der Poel, Van Aert ed Evenepoel. Nella stagione del Covid sono esplosi tanti giovani e l’Italia è rimasta a secco. Nibali, a 36 anni, è arrivato settimo al Giro d’Italia e per la prima volta la corsa in rosa non ha visto italiani tra i primi cinque. Al tour de France il primo italiano è stato Salvatore Caruso giunto decimo. Tra i giovani, con tanto bisogno di crescere, ci sono il classe 1996 Ciccone ed il 1999 Bagioli.

Finito in un tunnel senza luce, invece, Fabio Aru che prometteva di essere il dopo Nibali. L’unico che porta in alto il tricolore, al momento, è Filippo Ganna, campione del mondo a cronometro. Il più forte a livello internazionale nella disciplina e vincitore di quattro tappe all’edizione 2020 del Giro d’Italia. Adesso, però, si attendono dei nuovi talenti da affiancargli.