Un nuovo record, storico ed ottenuto lontano dal campo. Quando si parla di Michael Jordan nulla è scontato o banale. Lo dimostra anche “The Last Dance”, il documentario in dieci puntate sull’ultima stagione di MJ ai Chicago Bulls. La serie è entrata di diritto nella storia di Netflix, diventando la più vista sulla piattaforma di streaming e superando la “Casa di Carta”.
Un successo grandioso per una squadra entrata nella leggenda. Nel lontano 1998, i Chicago Bulls scrissero l’ultimo capitolo di una storia che li pone nell’universo della storia del basket. Sei titoli da campione Nba in otto anni, hanno reso Jordan non solo uno dei più vincenti ma anche il simbolo assoluto del basket mondiale. La sua figura ha cambiato la lega statunitense, proiettandola alla dimensione attuale.
Le ultime due puntate di “The Last Dance”, oltre a celebrare quell’ultima fantastica stagione dei Bulls, hanno lasciato anche un po’ di amaro in bocca ai tanti tifosi ed appassionati. Jordan ha rivelato il gran rimpianto di non aver provato a vincere, nella stagione successiva, il settimo titolo. Una decisione presa dalla dirigenza dei Bulls che volle ripartire da un nuovo progetto. Senza Jordan, senza Pippen, senza Rodman e senza Phil Jackson.