L’edizione 2023 dell’australian open ci ha mostrato i due volti di una medaglia. Da un lato quello inossidabile di Nole Djokovic, che trionfa per la decima volta a Melbourne, agguanta Rafa Nadal a quota 22 negli Slam conquistati e ritrova la prima posizione del ranking. Dall’altro, quello di una prima volta, voluta e cercata al di là dei propri limiti, probabilmente più mentali che tecnici, di Aryna Sabalenka, la «tigre bielorussa» bravissima a rimontare in finale contro Rybakina e godersi un successo che potrebbe diventare il primo di una lunga serie negli Slam.
Insomma, un’edizione tutt’altro che scontata. Se Sabalenka è riuscita a coronare il sogno del suo primo Slam in carriera, dovrà riprovarci, invece, Stefanos Tsitsipas, fermato all’ultimo atto dal campione serbo. Per Tsitspas si trattava della seconda volta in una finale Slam ma, come a Parigi, anche in Australia è stato Djokovic a sbarrargli la strada.
Da rimarcare anche il grande torneo disputato da un immenso Andy Murray che, a 36 anni, si è battuto con orgoglio e impegno, sconfiggendo Mattero Berrettini al secondo turno dopo oltre quattro ore di gioco e subito dopo, sempre in cinque set, il beniamino di casa Thanasi Kokkinakis, in un match che passerà agli annali per essersi concluso alle 4.06 di notte ed esser stato il secondo conclusosi più tardi nella storia del torneo. Record che appartiene a Lleyton Hewitt-Marcos Baghdatis del 2008, finita alle 4:43 della mattina.
Le note stonate arrivano dal tennis italiano che è riuscito a portare solo un rappresentante agli ottavi di finale, quel Jannik Sinner che era quasi riuscito a completare la rimonta nei confronti di Stefanos Tsitsipas. Match poi vinto dal greco al quinto set.