Un disastro sia in campo che nelle prospettive future. L’Italia fa il suo esordio nelle qualificazioni al Mondiale 2026 e, probabilmente, pregiudica il suo cammino nel girone. Gli azzurri, infatti, crollano per 3-0 in Norvegia in una gara davvero pessima, senza alcun alibi e che fa volare gli avversari a quota nove dopo tre partite. Di fatto solo il primo posto garantisce la qualificazione diretta mentre il secondo spedisce ai playoff già amarissimi per i colori azzurri. Il giorno dopo questo KO storico c’è tanto su cui riflettere. Ancora una volta il calcio italiano si ritrova davanti ai soli interrogativi per una crisi che non tende a terminare. Dopo due mancate qualificazioni ai mondiali, mancare la terza sarebbe un’onta difficilissima da digerire per la storia centenaria del nostro calcio.
Sul banco degli imputati c’è lui, il commissario tecnico Luciano Spalletti. Al triplice fischio l’allenatore ha dichiarato di sentirsi pronto a dialogare con il presidente Gravina dopo la gara contro l’Estonia di lunedì. Tuttavia serve davvero una svolta, una rivoluzione, un cambio di passo per non vanificare tutto. A distanza di un anno dall’eliminazione davvero pesante nello scorso Europeo, l’Italia si ritrova ancora a fare un altro passo indietro. Non è solo un problema tecnico né di mancanza di talento, la sensazione è che non esista un vero gruppo, uno spogliatoio unito e soprattutto legato al proprio commissario tecnico. Ci si attendevano le dimissioni di Spalletti e, nonostante il mercato non offra grandi possibilità, non è da escludere un nuovo cambiamento alla guida della nazionale. C’è chi invoca il ritorno di Mancini così come l’idea Claudio Ranieri.
Tutte idee senza alcun fondamento in questa situazione ma è chiaro che la gara in terra norvegese non ha lasciato nulla in eredità solo macerie. Il primo tiro dell’Italia è arrivato solo al 92′ con il colpo di testa di Lucca. Un’altra umiliazione al nostro calcio qualche giorno dopo la finale di Champions League dell’Inter. Nel frattempo la Serie B non ha ancora concluso la sua stagione mentre la Serie C perde società una dietro l’altro. Insomma il sistema italiano è imploso ed un vero percorso di rinascita non esiste. Poi, oltre l’aspetto tecnico, c’è quello comunicativo e qui Spalletti ha già abbondantemente perso. La gestione del caso Acerbi, così come di tante altre situazioni, ha dato la conferma con il tecnico non riesca a costruire un rapporto solido con l’esterno. Tutto può essere giustificabile quando si guida un club ma, quando si veste l’azzurro, serve rispetto per i colori della nostra nazionale.
⏳⏳⏳#NorvegiaItalia#Nazionale 🇮🇹 #Azzurri #VivoAzzurro pic.twitter.com/lLIDfCoBV8
— Nazionale Italiana ⭐️⭐️⭐️⭐️ (@Azzurri) June 6, 2025