Quanto visto e materializzatosi domenica, sul campo centrale di Wimbledon, probabilmente rappresenta il cambio della guardia. La fine di un’era dei un tridente, Roger Federer, Rafa Nadal e Novak Djokovic, che ha imperversato per un ventennio sui campi da tennis di tutto il mondo. Forse, non è ancora il momento per decantare il declino del tennista serbo se è vero che Nole ha raggiunto la finale spazzando via ogni avversario senza troppe difficoltà. L’affermazione di Carlos Alcaraz, però, va oltre il semplice successo di un predestinasto.
Alcaraz, che ha anche messo a segno il «doblete», dopo aver vinto anche il Queen’s, è il terzo spagnolo della storia a vincere il prestigioso Slam inglese, in precedenza ci erano riusciti Santana e Nadal. Ma è anche il terzo tennista più giovane della storia a mettere le mani sul trofeo londinese. Più giovani dell’attuale numero 1 al mondo, solo il diciassettenne Boris Becker e il ventemme Bjon Borg .
Djokovic è stato spodestato dopo aver vinto le ultime quattro edizioni consecutive, ma ha dimostrato, a dispetto delle sue 36 primavere, di averne ancora.
Ma il cambio generazionale è in atto, inesorabile. E Carlos Alcaraz raccoglierà questo testimone. Il danese Holger Rune, attualmente numero 6 al mondo e Jannik Sinner, numero 8, sono gli altri due millennials che proveranno a conquistare titolo dello Slam nei prossimi anni, ma la concorrenza non manca con i vari Medvedev, Ruud e Tsitsipas, per fare alcuni nomi.
Wimbledon 2023 potrebbe, quindi, essere ricordato come torneo spartiacque.
In campo femminile non sono mancate le sorprese. Questa edizione passerà alla storia in quanto la vincitrice, Marketa Vondrousova, è la prima donna a vincere il torneo non essendo testa di serie. Il successo è arrivato contro la tunisina Ons Jabuer, unica donna araba e nordafricana ad arrivare così lontano a Wimbledon. Per lei, purtroppo, si tratta della terza sconfitta in tre finali in un torneo dello Slam.