“Hanno giocato meglio di noi e hanno meritato di andare in finale. Non c’è stato cortocircuito, semplicemente ci hanno pressato alti e hanno continuato a farlo. Magari nel secondo tempo potevamo gestire meglio qualche palla. Ci sta di perdere in semifinale contro una squadra così forte. All’inizio sì abbiamo avuto dei problemi, poi potevamo gestire meglio qualche palla, ma non c’è stato alcun calo psicologico”. Basterebbero queste poche e semplici parole per descrivere la splendida semifinale di ritorno tra Manchester City e Real Madrid. Nonostante il 4-0 subito, Carlo Ancelotti ne esce a testa alta come il suo Real Madrid superato sul campo dalla squadra che ha dimostrato di essere, probabilmente, la più forte al mondo. Dopo l’eliminazione clamorosa dello scorso anno, Pep Guardiola si prende la sua rivincita e lancia le ambizioni da triplete dopo la rimonta in Premier League e la finale di FA Cup conquistata.
Tuttavia la Champions League è il grande obiettivo della proprietà dei Citizens dopo gli oltre due miliardi investiti in questi anni. La gara dell’Etiihad Stadium è stata un’opera sublime, quasi teatrale più che calcistica. I padroni di casa hanno deliiziato il pubblico presente ma anche i milioni di appassionati collegati da tutto il mondo. Pressing alto, nessun punto di riferimento e movimento continuo. Il Real Madrid è crollato fin da subito, non riuscendo a controllare il pallone e non potendo innescare nemmeno la velocità dei suoi contropiedisti. Nell’arco di tutta la gara si conta solo ed esclusivamente la traversa colpita da Kross sull’1-0.
Il Manchester City ha vinto 4-0 ma poteva essere un passivo ben più ampio. Non si possono non sottolineare le tre grandissime parate di Courtois su Haaland. Resta a secco il bomber norvegese ma è sempre rimasto nel vivo del gioco. Ci hanno pensato gli altri fenomeni a decidere il match. La regia avanzata di De Bruyne, un Bernardo Silva in formato goleador e un Rodri grande equilibratore in mezzo al campo. E poi c’è la panchina che Guardiola non aveva utilizzato all’andata. La rosa è profondissima e se ci si permette il lusso di inserire gente come Foden o Alvarez, campione del mondo, tutto può cambiare in un attimo. Sarà una vetta altissima per l’Inter ma, a questi livelli, è giusto andare a giocare una finale contro i migliori al mondo.