Una vittoria inaspettata, una di quelle che restano sui libri di storia del ciclismo e non solo. Il successo di Vingegaard, infatti, cambia anche un’intera carriera e dà una svolta che per un ragazzo di 25 anni fa tutta la differenza del mondo. E’ stata un’edizione del Tour de France spettacolare come non si vedeva da anni: non solo per le splendidi cornici e per il caloroso pubblico ma anche per tanti episodi iconici non ultimo la bellissima stretta di mano tra il vincitore e il rivale Pogacar. Un successo quello del ciclista danese meritato per la costanza avuta durante le lunghe settimane francesi sia in pianura che nelle salite più temibili. Bellissima poi la pedalata sui Campi Elisi per andare a prendersi quel successo che da Parigi ha fatto il giro del mondo.
Ma adesso cosa succede? Come detto il Tour de France è un punto di svolta sia in positivo ma anche in negativo. L’asticella delle aspettative si è alzata notevolmente e servirà una riconferma anche nelle altre corse a tappe e grandi classiche. Si apre, quindi, uno sguardo al futuro in cui Vingegaard dovrà rispondere sulle strade ai paragoni pesanti che sono stati fatti. Proprio nel duello con Pogacar, servirà rispondere nelle corse come il Giro di Lombardia o la Liegi Bastogne Liegi. Toccherà al suo staff e al suo team metterlo nelle condizioni di ampliare il suo ventaglio di opportunità ben oltre il Tour de France.
Proprio restando sul tema squadre è stato il particolare, non da poco, che ha inciso nella vittoria finale. Il Ciclismo non è uno sport individuale: sarebbe troppo semplicistico ridurre tutto alle qualità del singolo atleta. Nelle corse a tappe il team è fondamentale specialmente nei momenti di difficoltà. Questo particolare ha fatto perdere il Tour a Pogacar rimasto senza compagni di squadra fermati dal Covid. Al contrario Vingegaard ha avuto un alter ego di livello altissimo come Van Aert, che non si può considerare assolutamente un gregario. Il Tour De France 2022, quindi, possiamo definirlo senza ombra di dubbio una corsa a squadre.