La sconfitta di ieri contro la Germania, in Nations League, rientra tra le batoste più pesanti subite dagli azzurri in oltre un secolo di appuntamento ufficiali.
In altre tre occasioni l’Italia aveva subito ben cinque reti (due volte dall’Austria nel 1912 e nel 1947 e una volra dalla Cecoslovacchia nel 1923), ma passivi ancora più pesanti si sono registrati nell’amichevole del 1910 e nel match del 1924 sempre con l’Ungheria, con la Nazionali italia che ha subito rispettivamente sei e sette reti, segnandone una.
Altro pesante ko quello del 1957 in Coppa Internazionale con la Jugoslavia che si impose per 6 a 1.
Ma, dati statistici a parte, la sconfitta di ieri riapre un dibattito su più fronti. I limiti di una Nazionale che non ha la qualità per competere, né per valori tenici né tantomeno per quelli di personalità per affrontare squadre del calibro di Argentina e Germania.
E non potevano essere le pur buone prestazioni di questo inizio di Nation League a cancellare tutto con un colpo di spugna.
Sicuramente la giovane età e, quindi, l’inesperienza internazionale (la squadra che ha perso con la Germania aveva un’eta media di poco superiore ai 24 anni e mezzo) sarà un dazio da pagare in questa prima fase, ma il ricambio generazione era diventato inevitabile. Forse cominciato in ritardo, perché il successo dell’Europeo dello scorso anno ha nascosto tanti problemi. A proposito di giovani, è Degnand Wilfried Gnoto (novembre 2003) il giocatore più giovane della storia ad aver realizzato un gol con la maglia della Nazionale.
Il cammino verso la svolta è lungo. Il Ct, Roberto Mancini, lo sa molto bene. Ma mollare o pensare di cambiare tutto, adesso, sarebbe un altro grave errore.