Volley, Superlega: Italia campione d’Europa ma alto numero di stranieri

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Un trend che non cambia, unito ad modus operandi ancora antiquato. L’Italia si gode l’ennesimo successo di un 2021 da incorniciare mettendo in bacheca anche il titolo europeo nel volley maschile. Tuttavia, a smorzare l’entusiasmo, resta un movimento che si basa ancora troppo sugli stranieri non valorizzando i talenti di casa ed i giovani italiani. Insomma dal calcio fino al volley passando per il basket, la cultura sportiva italiana resta ancorata sulla volontà di scommettere su profili esotici rispetto all’investimento sui settori giovanili. La crescita dei ragazzi italiani passa in secondo piano rispetto all’investimento su un usato sicuro all’estero.

Tutto questo diventa lampante in Superlega, la Serie A del volley maschile italiano. Dopo aver riportato un titolo europeo a distanza di sedici anni, i dati del movimento pallavolistico restano allarmanti. Il prossimo weekend avrà inizio una stagione che, ai nastri di partenza, presenterà 70 stranieri su 173 tesserati. Un numero spaventoso che supera il 40% e sembra destinato a crescere ancora di più. Andando nello specifico sono 27 i paesi mondiali rappresentati: 20 provengono dal continente americano, 47 dall’Europa, 2 dall’Asia ed uno addirittura dall’Oceania.

A guidare la bandiera dei paesi stranieri più rappresentati c’è la Francia con 9 elementi seguita dal Brasile con 8. Ma a loro vanno aggiunti anche: 7 bulgari, 5 tedeschi, 4 olandesi e 4 statunitensi. A gettare ancora più in allarme tutto il movimento, è il fatto che il numero di italiani è ancora maggiore grazie anche alle regole messe in campo dalla federazione. Ogni squadra, infatti, è obbligata a schierare tre giocatori di nazionalità italiana. Insomma anche a livello legislativo ogni federazione cerca di dare spazio agli italiani ma con scarsi risultati: nel calcio, per esempio, la regola degli under finisce per penalizzare chi non fa più parte di determinate fasce d’età favorendo anche calciatori non adatti a giocare a certi livelli e che sfruttano solo la data di nascita. La necessità principale, quindi, resta non solo un cambio delle regole ma anche della stessa mentalità e cultura. Altrimenti il rischio è che imprese come quella all’europeo restano solo dei semplici ricordi.