Sulle colonne de La Gazzetta dello Sport ha rilasciato una lunga e interessante intervista Bjorn Kuipers, l’arbitro che ha deciso di ritirarsi dall’attività subito dopo Euro 2020, di cui ha diretto anche la finale tra Inghilterra e Italia. Questa sera, prima del fischio d’inizio di Italia-Spagna, l’olandese riceverà il premio Campanati come miglior arbitro di Euro 2020 alla presenza del presidente AIA Alfredo Trentalange, un riconoscimento importante per uno dei migliori interpreti del ruolo degli ultimi due decenni. Tanti i temi affrontati da lui, come quello del VAR o come la difficoltà del mestiere di arbitro.
Queste le sue parole: “In Olanda abbiamo 17 milioni di arbitri, voi ne avete 60 milioni. Tutti pensano di sapere meglio di noi cosa fare, a loro dico quello che mi disse mio padre. Provateci, abbiamo bisogno di nuovi fischietti, è un lavoro affascinante e per nulla facile. Quanto agli arbitri in tv sono contrario al parlare subito dopo la partita. In Olanda ogni giornalista può bussare allo spogliatoio al 90’. Ma guarda caso lo fanno solo quando sbagliamo e un arbitro sa bene quando ha commesso errori. Così a caldo credo non sia corretto, già dopo averci dormito su sarebbe più sensato”.
Sull’utilizzo del VAR il fischietto olandese non ha mai avuto alcuna perplessità: “Sul VAR non ho mai avuto neanche un dubbio. Anzi, quando la usai la prima volta dissi ai responsabili che non avremmo potuto più farne a meno. Come si può non volere qualcosa che corregge un errore evidente compiuto di fronte a migliaia di occhi? La tecnologia c’è e funziona, non va cambiata, ora serve solo il tempo per imparare a usarla sempre meglio“.
In testa gli è rimasto, però, un errore commesso alcune stagioni fa: “La partita perfetta è quasi impossibile da trovare. Se devo pensare a un mio errore tecnico torno agli ottavi di Champions del 2015, in Chelsea-Psg. Ibrahimovic entrò duro in ritardo su Oscar e io lo sanzionai con un rosso diretto. A velocità normale nessuno avrebbe avuto dubbi, i replay mostrarono che un giallo sarebbe stato più che sufficiente“.